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Donna Nook. La spiaggia delle foche​

Donna Nook - L'avventura inizia con la decisione di fare un viaggio per fotografare le foche, tante foche. Io e il mio compagno abbiamo già percorso quasi tutte le coste irlandesi e incontrato questi straordinari animali che ci hanno colpito profondamente per la loro curiosità e i forti contrasti insiti nella loro natura. Mostrano una goffaggine che ispira simpatia o un'eleganza sopraffina a seconda dell'ambiente in cui si muovono. Spuntano dall'acqua con graziosi musetti e occhi profondi che ti fanno pensare quanto sia bella la natura.

Il primo passo è procurarsi tutte le informazioni necessarie per trovare ciò che cerchiamo.
La decisione è presto presa. Macchina fino a Bergamo. In volo fino a Manchester. In auto verso Cleethorpes e da lì ogni giorno verso Donna Nook, la spiaggia delle foche, dove tutti gli anni si recano per partorire. Periodo favorevole: dai primi di novembre a gennaio. Partiamo a metà novembre.

La zona è militare e, a esclusione dei week end e di pochi altri momenti in cui la bandiera rossa è a mezz'asta, è vietato accedere alla spiaggia. Inoltre è massiccia la presenza di volontari che dissuadono in maniera netta e decisa dal superare i confini della staccionata. Pure doppia, legno e, a una quarantina di centimetri, la rete. Una vera gioia per i fotografi!
La situazione è proprio a metà tra la possibilità di osservare questi grossi mammiferi in natura o in un ambiente controllato.
Mi spiego meglio.
La natura porta da anni le foche a riprodursi su questa spiaggia, non sono certo state immesse nell'ambiente. L'uomo ha poi deciso di mettere un confine e impedire, non tanto a loro di spingersi oltre [anche perché dubito che sarebbero tanto attirate dall'asfalto delle strade e del parcheggio retrostanti], ma a noi di "avvicinarci troppo".
La campagna dei volontari è delle più intimidatorie: pone l'accento sull'aggressività di questi mastodonti e su come ci possano individuare come la loro colazione.... ma vaaaaaaa!! Non siamo certo nella loro catena alimentare. Cosa vuoi che ci facciano con un mucchietto d'ossa e carne per di più armato di tecnologia pesante [nel vero senso della parola, tipo corpo macchina, battery grip con due batterie e una bella lente... tipo, che so, un 300... poco più o poco meno]. Loro amano pesci e crostacei. E questo lo sapevo ben prima di arrivare a Donna Nook. Avete mai letto un articolo dal titolo: "Attacco di foche sulle coste inglesi. Mangiata un'intera famiglia compresi due Yorkshire al seguito".
Poco credibile no? Certo è che l'approccio [come sempre, ma specialmente quando in un modo o nell'altro si elude la sorveglianza e ci si trova a tu per tu con questi animali] va condotto con rispetto e circospezione. È fondamentale stare alla larga fino a quando non si viene accettati e anche in quel momento, mantenersi alla dovuta distanza. Le foche sono animali territoriali e la loro società segue regole precise. In fondo siamo noi a casa loro e non loro a casa nostra [e questo per me è valido quando ci si rapporta con qualsiasi animale].
In più, in qualsiasi posto ci si trovi in loro compagnia, bisogna frenare l'incredibile istinto di affondare le dita nella soffice [e che ne so se è soffice, ma così sembra] pelliccia dei piccoli. Il nostro odore potrebbe portare la madre a ripudiarli!!! Noooooo.... Saremmo degli assassini, forse non migliori di quelli che li uccidono a bastonate per il loro prezioso vello!
Non credo di poter scrivere parolacce ma fate finta di averne letta una bella pesante contro queste adorabili persone a cui farei mettere un braccio in una tagliola almeno una volta al mese.

Stando dietro alla staccionata non ci sembra di disturbare più di tanto... sorge il dubbio... noi non disturbiamo ma chissà se pensano lo stesso di un centinaio di bambini che urlano a un metro da loro... [non ci è dato di sapere, nessuna aveva un fumetto sulla testa anche se mi sarebbe piaciuto leggerlo e vedere cosa stavano pensando].
Comunque, sono abituate alla presenza umana quel tanto che basta per godere del loro ozio tranquillo anche con centinaia di visitatori che indicano le loro grazie e a volte ridono delle loro sofferenze e delle loro lotte e altre volte dei loro versi "buffi" dovuti... alle contrazioni!

Sì perché la sorpresa più bella dell'intero viaggio è quella di vedere in diretta la nascita di una piccola foca. Individuo la madre ore prima, è vicino a un habitué della spiaggia che si chiama Ropeneck, liberata anni fa da una rete da pesca di cui porta una profonda cicatrice. La cosa più strana è che torna ogni anno e si mette più o meno nello stesso posto. La troviamo praticamente davanti al cartello che invita a cercarla insieme al suo piccolo che evidentemente ha non più di 4 o 5 giorni [ha ancora il cordone ombelicale che secca e cade dopo quel periodo]. Cavoli che precisione sta foca. Un orologio! E ha saltato unicamente l'appuntamento del 2006!

La sua collega sosta per ore in un rigagnolo, dorme, ogni tanto cambia il fianco e ogni tanto si sdraia a pancia in su. Sembra una balena [ma non stavamo parlando di foche?]. È proprio bella grassa.
In un attimo tutto cambia. Sembra non riuscire a stare ferma in un posto. Si gira e rigira e in un lampo una folla di curiosi si schiera lungo la staccionata.
Io arrivo tra i primi. D'altronde la tenevo d'occhio da ore!! Mi apposto, lei si gira, io cambio lato, lei si volta, io torno dove ero, lei si rigira... Io penso: "se cambio ancora posto va a finire che rimango dietro a una folla di persone e mi perdo questo momento magico". Mi fermo. Rimango dove sono e chiedo mentalmente alla gentile signora di mettersi a mio favore. "Non ti girare più. Pleaseee...".

Et voilà. Il mio desiderio è esaudito. Non potevo chiedere di meglio. Grazie mamma foca! Il cucciolo nasce proprio davanti a me. Prima compare un sacco bianco striato di rosso poi la forma si allunga, tocca l'erba una quindicina di centimetri sotto e in un lampo esce un musino giallo con gli occhi aperti che in un batter d'occhio si protende in avanti verso l'ignoto [per lui... ovvio].
In pochi secondi una nuova vita si aggiunge alla miriade di suoi simili che affollano la spiaggia. Gli attimi che seguono sono profondamente toccanti. Mamma e figlio imparano a conoscersi, si annusano, si guardano, si sentono. La prima mezz'ora è fondamentale per la mamma: deve riconoscere il suo piccolo, un trudino tra i trudini, dal suo odore e dalla voce. Ah, la voce... quasi dimenticavo... [tra poche righe vi racconto]. Pochi minuti e questo attimo così importante è disturbato dalla vecchia Ropeneck che viene a mettere il muso dove non deve e viene scacciata prontamente dalla neomamma. Un attimo di thrilling e la pace è ristabilita. La nuova famigliola può proseguire nelle sue effusioni e iniziare il percorso che durerà per appena 18 giorni, tra un allattamento e l'altro, fino a quando il batuffolo bianco non sarà diventato una palla di lardo e avrà iniziato a cambiare il manto candido in un fumé leopardato. Alla faccia del potere nutritivo del latte! Dopo resterà ancora un po' a oziare, fino a quando non sentirà lo stimolo della fame e prenderà il mare per suo conto... in cerca di cibo.

Che spettacolo! Ma la spiaggia non è solo incredibile da "vedere", affollata come è da massi semoventi con puntini bianchi al seguito e di treni [i maschi] che viaggiano a velocità inaudite scivolando sul fango e saltellando tra erba e sabbia, è ammaliante anche da "sentire".
Il primo giorno è stato proprio questo a stupirmi di più. L'incredibile varietà di suoni che questi animali, normalmente molto silenziosi [l'ho letto, altrimenti non avrei potuto saperlo], emettono per comunicare tra loro.
Il più toccante è quello dei fochini che chiamano le loro madri. Ovunque si alzano dei "Muuuum" che ti fanno girare a guardare se ci sono dei bambini disperati. Mum all'inglese, ovvio, d'altronde siamo proprio in Inghilterra e la lingua è quella!
Il secondo è una specie di soffio seguito da chiari avvertimenti. Ebbene sì, l'animale più pacioso del mondo è chiaramente molto territoriale. Non solo ogni maschio difende il suo harem dai concorrenti [e la cosa spesso finisce in scontri sanguinolenti che vedono i due colossi azzannarsi alla gola e arrotolarsi indefessi in nuvole di fango e sangue] ma ogni madre difende il figlio e il suo fazzoletto di terra. Tipo l'uovo prossemico, l'area vitale degli esseri umani.
L'immagine che ancora porto nella mente e che non posso condividere perché avvenuta appena dietro la staccionata quando io montavo un bel trecento... è una super morsicata a un cucciolo fatta dalla madre di un altro. Ammappete ste foche, mi si è stretto lo stomaco. Nella mia visione rosea e assolutamente irrealistica gli scontri tra maschi che si vogliono accoppiare sono comprensibili mentre la ferocia di un adulto su un essere indifeso è intollerabile. Illusa che sono! Ogni tanto dimentico che la legge della natura è dura... e che sopravvivono solo quelli che devono sopravvivere. I più forti. I più fortunati.

Comunque, morsicata al cucciolo a parte, l'impressione che mi porto a casa è ottima. Sono felice di aver fatto un'esperienza unica che mi ha permesso di conoscere meglio questi animali, di portare a casa qualche bella [almeno spero] fotografia e di aver aggiunto qualche ricordo al mio bagaglio di viaggio.
Ovvio, non è stato tutto rose e fiori, qualche cosa di migliorabile c'è... [ad esempio perché non costruire dei bei capanni con degli spazi per fotografare anche dal basso... tanto per dirne una]... ma questa è un'altra storia.

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